Canto la Madonna:
lasciatemi amare e cantare!
Sono un povero pellegrino
che cerco luce e amore:
vengo al Santuario col rosario in mano
per diventare lo sgabello
dei piedi immacolati di Maria, in eterno;
vengo a cercarle luce e amore
di Dio e delle anime!
Vengo a Lei per non perdermi,
dopo esser passato tra profondità,
frane, altezze, precipizi, montagne,
uragani, abissi, oscurità di spirito, ombre nere…
Vengo a Lei, e sento sopra di me
un’alta pace che si libra:
vedo il suo manto distendersi
su tutte le tempeste,
e una serenità inoffuscabile
che sorpassa le regioni della luce umana,
e trapassa tutti i nostri splendori,
e mi avvolge e penetra.
L’anima inondata dalla bontà del Signore
e dalla sua grazia,
arroventata dal fuoco della carità,
librata al di sopra, in alto,
e traboccante di amore,
sperimenta una gioia che è gaudio spirituale,
e si fa canto e spasimo,
sete anelante d’infinito,
brama di tutto il vero,
di tutto il bene,
di tutto il bello:
attrazione, ardore sempre crescente di Dio:
amando nell’Uno tutti:
nel Centro i raggi:
nel Sole dei soli ogni luce.
E in questa luce inebriante
mi spoglio dell’uomo vecchio e amo:
questo amore mi fa uomo nuovo
e amando canto, canto!
Amo ineffabilmente
e canto lo stesso Amore Infinito
e la Santa Madonna del Divino Amore:
mi slancio in un’altezza senza misura,
e con un grido improvviso di vittoria,
di gloria a Dio e alla Vergine Santa,
amo e canto.
Nel nome della Divina provvidenza“, Piemme, 1994, p. 97-98